Luc Olivier

Gli oceani: una sfida strategica

Secondo un gruppo di ricercatori dell’Università di Shanghai1, il 70% circa degli oceani – quale conseguenza del cambiamento climatico  – potrebbe essere privo di ossigeno entro il 2080 e provocare gravi disagi ambientali. In effetti, un quarto delle emissioni di CO2 è assorbito dal plancton, alcune specie acquatiche scompariranno e le popolazioni che vivono degli oceani andranno incontro a difficoltà economiche. A risentirne sarà tutta la biodiversità marina, dovunque sulla Terra: la crisi climatica e l’erosione della biodiversità si intrecciano, accelerano e si intensificano.

Queste grandi sfide del nostro secolo stanno altresì cambiando le carte in tavola per le imprese e i mercati finanziari. L’impact investing quotato se ne è fatto carico il cui ruolo, ne siamo convinti, sarà decisivo nel drenare capitali verso le aziende impegnate a favore del clima e della biodiversità. Per tutelarne le esigenze basterebbe che il 3% soltanto delle masse gestite dall’impact investing fosse ogni anno orientato verso la biodiversità2.

Di fronte al convergere di queste sfide, riteniamo che tutti i settori dell’economia debbano essere coinvolti. Aiutare le aziende, a prescindere dal loro settore di attività, ad avviare o accelerare la transizione climatica e ambientale è fondamentale per i fondi di impact investing, tanto più che secondo il World Economic Forum più del 50% del PIL mondiale dipende dalla biodiversità.

Tra le emergenze troviamo la salvaguardia degli oceani, architrave del sistema climatico e fonte del 50% della produzione di ossigeno del pianeta. Duramente colpiti dal riscaldamento globale sono anche i destinatari del 100% dell’inquinamento chimico terrestre, dei rifiuti chimici, mercurio e plastica, visto che ogni anno ne sono scaricati 8 milioni di tonnellate negli oceani. La posta in gioco è quindi vitale, colossale e strategica. Sebbene la sfida sia ambiziosa, l’asset management la vuole affrontare sostenendo e affiancando le aziende che già offrono soluzioni innovative per salvaguardare i nostri ecosistemi marini.

VOW, ad esempio, il leader norvegese nelle soluzioni per il trattamento delle acque e rifiuti a bordo delle navi, ha sviluppato una tecnologia per il trattamento dei rifiuti e la depurazione delle acque provenienti da navi da crociera, acquacoltura e industrie terrestri. Un altro importante attore impegnato nella biodiversità marina, la svedese Alfa Laval, offre soluzioni tecnologiche uniche per il trattamento dell’acqua di zavorra utilizzata dalle grandi navi per bilanciare il loro peso e rimanere stabili durante i loro viaggi. Una volta scaricata, l’acqua di zavorra può rilasciare delle specie invasive responsabili del declino della biodiversità marina, una minaccia ecologica, un flagello globale: quasi 10 miliardi di tonnellate di quest’acqua vengono trasportate ogni anno in tutto il mondo e ogni ora3 7.000 specie acquatiche sono così trasferite. Le soluzioni proposte da Corbion, uno dei principali operatori dell’agroalimentare, contribuiscono invece ad arginare la pesca eccessiva. Questo specialista olandese sta sviluppando un olio a base di alghe che riduce la pressione sulla biodiversità marina sostituendo l’olio di pesce ricavato dalla pesca. Questa soluzione innovativa contribuisce a preservare la biodiversità marina poiché la maggior parte dei pesci d’allevamento si nutre di pesce pescato in mare.

Secondo l’OCSE, se gli oceani fossero un Paese, sarebbero la settima economia mondiale, con una produzione annuale di beni e servizi della Blue Economy corrispondente a un PIL ogni anno pari a 2.500 miliardi di dollari4. Ci sono molte leve da azionare per affrontare questa sfida sistemica e strategica per l’economia globale. Si stima che il mercato dell’impact investing abbia un patrimonio in gestione superiore al miliardo di dollari5, una cifra simbolica che evidenzia il ruolo decisivo della finanza a impatto nell’affrontare questa sfida. C’è ancora tempo per agire, orientando intenzionalmente questi capitali verso iniziative innovative.

 

 

[1] 2022
[2] GIIN
[3] Organizzazione Marittima Internazionale
[4] Report Reviving the ocean economy, The case for action, WWF con BCG, The University of Queensland, Global Change Institute.
[5] GIIN

 

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