Olivier de Berranger

Avanti, con giudizio

Ogni anno borsistico reca con sé la sua dose di avvenimenti particolari e specificità. Alcuni, anche decenni dopo, continuano a fare storia nei mercati finanziari. Il 2022 sarà sicuramente uno di questi. Le azioni e le obbligazioni sono scese all’unisono, causando una delle peggiori performance dei portafogli diversificati dagli anni ’30. La guerra tra Russia e Ucraina, il conflitto più profondo in suolo europeo dalla II Guerra mondiale, la stretta monetaria più severa dagli anni ’80 operata dalla maggior parte delle Banche centrali per contrastare un’inflazione risvegliatasi dopo decenni a livelli record… Tutti avvenimenti storici che dovrebbero far entrare di diritto il 2022 nel ristrettissimo club degli anni borsistici indimenticabili.

Avvenimenti che hanno messo a dura prova anche gli investitori. Dopo mesi in rosso, intervallati molto raramente da buone notizie, il 2023 procurerà loro un po’ di serenità e fiducia? Non si può non constatare che a breve termine le prospettive economiche sono cupe. Se da un lato le politiche fortemente restrittive sembrano avere efficacemente riportato sotto controllo l’inflazione (che pare essersi stabilizzata), dall’altro lato rischiano di provocare una recessione mondiale. Le Banche centrali e gli Stati avranno una capacità di intervento limitata, le prime per il persistere di un’inflazione comunque elevata, i secondi a causa del costo del debito più alto. Un contesto che incita quindi alla prudenza sui mercati azionari, le cui valutazioni sono compresse senza tuttavia essere stracciate e che potrebbero andare incontro a revisioni al ribasso delle prospettive di utile. Tuttavia, in una logica di lungo termine, i ribassi delle quotazioni e dei multipli registrati in borsa negli ultimi trimestri fanno presagire performance future molto probabilmente positive. Bisognerà pazientare qualche semestre.

Prudenza a breve termine dunque, con una persistente volatilità elevata e potenzialmente nuove delusioni. Tuttavia alcuni punti deboli potrebbero permettere di riacquistare un po’ di rischio azionario nei portafogli. In quest’ottica, i titoli growth delle small e mid cap, messi particolarmente alla prova nel 2022, potrebbero offrire opportunità interessanti. L’altra buona notizia è il deciso ritorno in auge delle grandi perdenti degli ultimi anni: le obbligazioni, in primo luogo corporate. Il carry trade sembra di nuovo molto interessante, le Banche centrali hanno previsto di interrompere a breve il rialzo dei tassi e i premi per il rischio scontano parzialmente uno scenario di rallentamento economico, tutte condizioni favorevoli affinché il credito recuperi la sua funzione di diversificazione dei portafogli.

Con l’era dei tassi a zero e delle politiche monetarie accomodanti che volge al termine, gli investitori si trovano confrontati a un contesto a priori meno favorevole, che induce a rivedere e diversificare la composizione dei portafogli. Una reinvenzione che, in base al sempiterno principio della distruzione creatrice, aprirà la strada a innovazioni in grado di generare performance negli anni a venire.

 

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L’editoriale del mese di Olivier de Berranger, CIO, e di Enguerrand Artaz, Gestore, La Financière de l’Echiquier (LFDE)