Tra audacia e prudenza: la ricetta LFDE per la generazione di alfa
La Financière de l’Echiquier (LFDE), una delle principali società di gestione imprenditoriali francesi, ha costruito la sua expertise nel settore delle small e mid cap europee. Proponiamo un’intervista al team dedicato, mosso da passione e lungimiranza, incarnazione delle convinzioni di LFDE che investe nelle aziende da quasi 30 anni.
In che cosa si contraddistingue il vostro approccio?
Stéphanie Bobtcheff: Un connubio di audacia e prudenza, frutto di un lavoro di squadra che comprende 3 gestori e 2 analisti. Il nostro stock-picking – il marchio di fabbrica di LFDE – si basa su una metodologia proprietaria e sulla nostra ricerca interna. Investiamo in titoli europei growth di media capitalizzazione e ogni decisione d’investimento è condivisa al fine di evitare i bias.
Come fate il picking?
José Berros: Il vivaio è rigoglioso e quindi appassionante per gli stock-picker. Ci piacciono le aziende che fanno disruption, soggette a eventuali acquisizioni, e investiamo in un numero limitato di progetti ambiziosi di crescita secondo un processo che include un incontro con il management. Viaggiamo dovunque in Europa per capire le loro attività, la loro visione, la loro strategia a 3-5 anni. A questi incontri partecipano anche gli analisti del team, Mathieu Barbara e Philbert Veissières.
Il nostro processo di gestione, in 3 fasi, è estremamente disciplinato: la prima mira a ridurre le dimensioni dell’universo grazie all’applicazione di filtri quantitativi basati su criteri ESG, liquidità e performance operative. L’analisi fondamentale include poi un confronto sistematico con il management. Infine, la costruzione del portafoglio permette di definire il peso di un titolo in base all’upside e alla segmentazione del portafoglio per tipo di titoli. I nostri portafogli sono concentrati e caratterizzati da un’importante componente di cash che ci permette di rimanere reattivi e opportunisti per cogliere nuove idee di investimento.
Tutti i vostri portafogli sono coperti dall’analisi ESG e uno dei vostri fondi si contraddistingue grazie a un label SRI. Quali sono i vantaggi?
Stéphanie Bobtcheff: Siamo convinti che l’inserimento dei criteri ESG contribuisca a creare valore: rafforza la nostra conoscenza delle aziende e la selettività nello stock-picking, decisivi per sovraperformare in un contesto esigente. L’SRI è un potente strumento di gestione dei rischi.
Echiquier Agenor SRI Mid Cap Europe1, il cui obiettivo è quello di unire performance, sfide ESG e controllo della volatilità, ha ottenuto il label in Francia nel 2019. I principi della metodologia LFDE erano già presenti all’interno della nostra gestione attraverso esclusioni storiche e l’attenzione dedicata alla governance. L’ottenimento del label è stato quindi un processo naturale. Analizziamo la governance internamente e votiamo durante ogni assemblea degli azionisti.
Come spiega la sovraperformance dei suoi fondi small e mid cap durante la crisi?
Guillaume Puech: Il nostro posizionamento sui long term winners, in grado di mantenere un’elevata redditività nel tempo associata a uno stock-picking molto selettivo, ci ha tutelati con titoli che – in alcuni casi – hanno fatto degli splendidi percorsi (Sartorius, Diasorin, Cellnex). Abbiamo alleggerito i titoli più sensibili alla crisi e approfittato dello storno di mercato nei mesi di marzo e aprile per investire poi in belle società di crescita (Ch Hansen, Edenred) o in titoli più difensivi e resilienti (Britvic, Croda). La nostra sovraperformance2 si spiega anche grazie a un’elevata componente di liquidità, circa il 18% all’inizio dell’anno.
Quali settori privilegiate oggi?
Guillaume Puech: Il nostro posizionamento growth si riflette in forti esposizioni settoriali nei settori dei consumi, della tecnologia, della salute e delle medtech. Non abbiamo bias geografici! Prevale lo stock-picking!