Flash Mercati

Alla fine, lo storno repentino di lunedì 24 febbraio è stato il primo episodio di una settimana di forte correzione in cui i mercati hanno vissuto la peggiore delle settimane dal 2008. L’S&P 500 ha così perso -11,4% e l’Euro Stoxx 50 -12,3%. I titoli degli Stati ritenuti “sicuri” sono stati estremamente ricercati portando il decennale tedesco al di sotto di -0,60%.

Cosa giustifica questa ondata di panico? 

L’accelerazione della diffusione del Covid-19 fuori dalla Cina, in Italia in particolare, ha riacceso il rischio di una pandemia fino a quel momento scartato dagli investitori. Al di là delle reazioni emotive legate al virus stesso si è temuto, soprattutto, il moltiplicarsi di chiusure e quarantene nelle economie sviluppate contro le quali ogni intervento delle banche centrali e dei governi poteva sortire un’efficacia soltanto limitata. Inoltre, l’assenza inizialmente di una risposta coordinata da parte delle autorità (come dimostrano le dichiarazioni poco incisive dei funzionari della Banca Centrale Europea a metà settimana) ha lasciato i mercati in preda al dubbio.

Quale impatto sulle principali asset class?

Sui mercati azionari dei Paesi sviluppati il ribasso è stato generalizzato, a prescindere dai settori o dalle aree geografiche. Così, i titoli growth sui quali cominciava a pesare il rischio di una bolla non hanno perso di più rispetto al resto del mercato. Ciononostante, è giusto sottolineare che le azioni dei mercati emergenti, in particolare in Asia, hanno resistito meglio visto che i nuovi casi di Covid-19 sono in aumento nel resto del mondo ma in costante diminuzione in Cina. Inoltre, la People’s Bank of China è intervenuta molto rapidamente. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti dei Paesi ritenuti “sicuri” hanno registrato una flessione contrariamente a quelli dei Paesi periferici, come l’Italia e la Grecia, orientati al rialzo anche se finora si erano allineati sulla traiettoria dei Paesi core. Il mercato del credito ha dimostrato estrema resilienza benché i segmenti con rating più bassi non siano sfuggiti al movimento di avversione al rischio.

Come hanno reagito le autorità?

La Fed ha colto tutti di sorpresa tagliando i tassi di interesse di 50 punti base martedì 3 marzo, al di fuori delle riunioni programmate. L’Australia, dal canto suo, ha fatto un taglio di 25 punti base. Le autorità cinesi hanno annunciato misure monetarie, fiscali e di bilancio a sostegno dell’economia. La BCE ha rilasciato una dichiarazione in cui specificava che stava monitorando la situazione: è possibile che intervenga a breve.  Le politiche molto accomodanti consentono così agli Stati di disporre di ingenti risorse per attuare dei piani di stimolo.

Cosa possiamo aspettarci nelle prossime settimane e come intervenire?

A questo punto, gli scenari possibili sono tre. Quello più cupo, ma anche il meno probabile, consisterebbe in un’accelerazione tale dei contagi dal dovere attuare misure drastiche quali la chiusura massiccia di aziende, il blocco dei trasporti o la chiusura addirittura totale o parziale delle frontiere. Questo scenario provocherebbe sicuramente un forte shock sui mercati e gli asset a rischio finirebbero per essere violentemente impattati in un primo momento anche se, alla fine, le banche centrali e i governi interverrebbero. 

Possiamo anche immaginare uno scenario diametralmente opposto, ottimistico quindi, in cui la diffusione del virus rallenterebbe bruscamente nelle prossime settimane grazie alle misure di controllo attuate e all’innalzamento delle temperature con l’approssimarsi della primavera. Il rischio di una pandemia sarebbe così escluso e l’unica cosa importante da fare consisterebbe in un corretto dosaggio delle misure di sostegno all’economia per compensare la frenata del primo trimestre. 

Il nostro scenario sta nel mezzo. Non ci sembra ragionevole scommettere su un rapido rallentamento dell’epidemia dato che parecchie incognite rimangono, riferite sia al virus che alla sua possibile evoluzione. Riteniamo tuttavia che, superata l’ondata di panico, il pragmatismo dovrebbe tornare a prevalere. Il Covid-19 sarà una spina nel fianco cui l’economia dovrà abituarsi, senza però fermarsi. Saranno messe in atto misure puntuali e progressive per limitarne la diffusione, soprattutto tra le persone più fragili. Le banche centrali e gli Stati, che stanno già iniziando ad annunciare alcune misure, interverranno a sostegno delle attività economiche. Tra l’altro, le terapie sono in fase di studio, non bisogna dimenticarlo. 

Nell’immediato, dobbiamo rimanere pazienti di fronte al perdurare della volatilità. Siamo tuttavia convinti che la via d’uscita da questo momento di stress ci sarà suggerita dalle autorità, con acquisti progressivi che potrebbero essere pertinenti. Di certo, le banche centrali e i governi non permetteranno che le condizioni finanziarie si deteriorino a dismisura.

Queste riflessioni corrispondono alle convinzioni del team di gestione alla data in cui sono state redatte.