Olivier de Berranger

Commento del 14 Dicembre

Un passaggio di consegne tanto lungo

L’argomento della settimana del  14/12/2020

a cura di Enguerrand Artaz– Gestore

Tanta era l’attesa che ha preceduto l’ultima riunione, in questo folle anno 2020, della Banca Centrale Europea. Anche se non ha destato sorpresa, va pur detto molto onestamente, non ha deluso. In linea con il consensus, i tassi di riferimento sono rimasti invariati e 500 miliardi di euro si sono aggiunti al PEPP (Pandemic Emergency Purchase Program), addirittura prorogato di nove mesi. La nuova scadenza, a fine marzo 2022, è leggermente superiore a quanto si aspettavano gli investitori che puntavano sulla fine del 2021. Infine, il programma di rifinanziamento a lungo termine delle banche (TLTRO) è stato sostanzialmente ricalibrato, con una proroga fino a giugno 2022, l’annuncio di tre nuove operazioni nel corso del 2021 e l’aumento dell’importo totale, che passa così dal 50% al 55% dei prestiti ammissibili, che le controparti saranno autorizzate a prendere in prestito nell’ambito di queste operazioni.

In breve, alla luce di quanto aveva preannunciato da diverse settimane, la BCE si è spinta al massimo delle sue possibilità. Il suo sostegno all’economia rimarrà forte e durerà anche più a lungo del previsto. Anzi, secondo la formula di rito si potrebbe pure dire “per tutto il tempo necessario”, anche se non ha aggiunto nessuno strumento nuovo. In realtà, non aveva nemmeno motivo di farlo. Da un lato perché, come ha sottolineato Christine Lagarde, i rischi che pesano sull’Eurozona continuano a evidenziare dei ribassi, ancorché meno pronunciati grazie, soprattutto, agli annunci sui vaccini. Dall’altro, perché la qualità della ripresa economica nell’Eurozona, con una BCE che offre un contesto estremamente stabile e sicuro, è ora nelle mani degli Stati.

La buona notizia è che Ungheria e Polonia hanno tolto il veto posto tre settimane fa sul Recovery Fund da 750 miliardi di euro, spianando così la strada ai parlamenti nazionali in vista della ratifica dell’autorizzazione a finanziare il piano da parte della Commissione Europea. Si creerà in questo modo il primo debito condiviso nella storia dell’Europa. È una notizia rassicurante che nasconde, tuttavia, una realtà di gran lunga meno mirabolante: mentre l’Europa stenta a predisporre il suo primo piano di ripresa, gli Stati Uniti sono vicini all’attuazione di un secondo piano e il Giappone ne ha appena annunciato un terzo, del valore di circa 600 miliardi di euro.

Se il primo piano da 750 miliardi di euro, e in particolare la mutualizzazione del debito, vanno ovviamente nella giusta direzione, è sempre più evidente che la risposta europea alla crisi del Covid non è sufficientemente calibrata, a maggior ragione viste le recenti misure restrittive imposte alle attività, che impatteranno pesantemente sull’ultimo trimestre. Con una Banca Centrale Europea così accomodante, che fornirà un sostegno costante agli Stati, e con gli esempi dati dagli altri continenti, è auspicabile che l’Europa sia più ambiziosa e faccia il massimo per evitare di rimanere il fanalino di coda come accadde durante l’ultimo ciclo economico. Questo sarà uno dei temi principali nel 2021 e una grande sfida per l’asset allocation.

 Commento redatto il 11/12/20.