Olivier de Berranger

Strategia di investimento 2018

2017: l’anno delle piacevoli sorprese!

 

Al termine di un 2016 scandito da una serie di sorprese, in ambito tra l’altro politico, ci eravamo affacciati con prudenza al 2017. Erano in calendario importanti tornate elettorali in Europa, Donald Trump si sarebbe insediato ufficialmente e la Cina avrebbe rinnovato i suoi organi dirigenti… Le conseguenze sul mercato? Nella maggior parte dei casi sono stati dei non-eventi, con dei risvolti anche positivi, in Francia in particolare.

Se a questo bilancio aggiungiamo uno scenario economico particolarmente positivo, con una crescita sincrona e rivista al rialzo in tutte le regioni del mondo, oltre a un’inflazione sempre molto contenuta, si è di fronte al quadro ideale per i mercati degli asset a rischio. Per le azioni, il 2017 è stato tanto sereno quanto produttivo, con delle performance a due cifre nella maggior parte dei casi e una volatilità estremamente contenuta.

 

La congiuntura economica baciata dal sole 

 

La domanda è lecita: anche il 2018 lascia ben sperare? Sono molti a livello macroeconomico i motivi che spingono all’ottimismo. La crescita mondiale si confermerà forte e dovrebbe, anzi, accelerare leggermente favorendo così i consumi e il commercio mondiale. Dal canto suo, la ripresa degli emergenti sosterrà la dinamica degli ultimi mesi nelle regioni sviluppate.

A spiccare è l’Eurozona. Con una crescita che dovrebbe attestarsi attorno al 2,3% nel 2017 – contro l’1,4% anticipato un anno prima – la piacevole sorpresa è imponente. Sincrona tra paesi, questa crescita riesce addirittura, visti i livelli raggiunti, ad autoalimentarsi. Mentre lo sconto del mercato azionario europeo è ai massimi da 5 anni rispetto a quello americano, non possiamo che prediligere questa asset class.

 

Lo spettro dell’inflazione

 

A prima vista il quadro sembra idilliaco, anche se non dovremmo dimenticare i rischi di natura politico-economica, e in particolare i negoziati relativi alla Brexit e il governo del cambiamento nel modello cinese. Tuttavia, l’incertezza maggiore interessa piuttosto le politiche monetarie e l’inflazione. Di quest’ultima si è fatto un gran parlare nel 2017 vista la sua sorprendente debolezza. Questa volta, ci potrebbe sorprendere… al rialzo.

Potrebbe tra l’altro accadere negli stati Uniti, dove la riforma fiscale finalmente implementata dall’amministrazione Trump ha già provocato degli aumenti dei salari minimi che si aggiungono a un mercato del lavoro già particolarmente teso. Con l’anticipazione di due rialzi dei tassi ufficiali nel 2018 da parte dei mercati, contro i tre annunciati dalla Federal Reserve, diventa reale il rischio di una risalita dell’inflazione e dei tassi a lungo termine più veloce del previsto. Simile contesto obbligherebbe la banca centrale a maggior aggressività nella normalizzazione della sua politica monetaria con un conseguente forte stress sui mercati obbligazionari. La domanda si potrebbe anche porre, benché in minor misura, per la Banca Centrale Europea e per il futuro dei suoi programmi di acquisto.

 

Verso una nuova era per la gestione attiva

 

Anche se questo rischio estremo non si materializzerà, dovremmo osservare nel 2018 l’inizio della risalita dei tassi che crea un terreno molto favorevole per la tematica value, che prediligiamo all’inizio di quest’anno. Oltre questo «trend», il 2018 sarà sicuramente l’anno dello stock-picking! Certo, un gestore attivo non direbbe mai il contrario… ma raramente sono stati così tanti negli ultimi anni gli argomenti che lo confortano in questo suo pensare. Da un lato, l’elevata valorizzazione globale dei mercati impone la ricerca di titoli i cui multipli continuano a essere ragionevoli. Dall’altro, la correlazione soprattutto tra titoli è molto bassa all’interno dei grandi indici borsistici. La bassa volatilità di questi ultimi nasconde quindi una forte dispersione. Per ritrovare una correlazione a quei livelli bisogna risalire al … 1992. Gli stessi si erano poi mantenuti per dieci anni circa, un decennio che ha segnato i momenti migliori della gestione attiva! Più che mai ci comporteremo, nel 2018, da stock-picker convinti, sempre concentrati sui fondamentali delle aziende cui aggiungeremo un’altra dimensione cruciale: l’inserimento a tutto campo dei criteri ESG!